Rivelazioni
Luca Fiorentino
Osservare un dipinto di Martina Buracchi non è semplicemente guardare un paesaggio o un elemento naturale, significa osservare l’interpretazione di esso tramite una finestra privilegiata: gli occhi dell’anima dell’artista; gli elementi subiscono così una trasformazione, di tipo interiore ed elaborata dal subconscio, restituita sulla tela.
Lo stesso mezzo tecnico con il quale si esprime non è scelto a caso: la pittura ad olio , ed in qualche caso acrilico, le permette iridescenze e complessi giochi di riflessi che gli elementi naturali le suggeriscono. Martina Buracchi diviene una sorta di mediatore tra noi e la natura che ci circonda: come un prisma. Lo spettro della luce naturale infatti lo cogliamo soltanto durante il processo di riflessione dei colori che un oggetto provoca, diversamente per noi la luce è bianca. Ebbene, la luce che attraversa un prisma triangolare si scompone in tutta la gamma dei colori visibili ad occhio umano, rivelandoci il vero spettro luminoso. Martina è come il prisma: mediante lei possiamo riappropriarci dei colori, delle loro luminescenze, dei suoi riflessi.
Negli anni Settanta del Quattrocento venne introdotto in Italia un potente mezzo espressivo: la pittura ad olio. Tramite i pittori fiamminghi, che non inventarono la tecnica poiché era già nota nell’antichità ma la riscoprirono, gli artisti italiani adottarono un nuovo mezzo di espressione che permetteva sorprendenti capacità di imitazione del dato naturale e luministico (si ricordino per esempio i meravigliosi dipinti di Piero della Francesca o di Antonello da Messina). È proprio con questa caratteristica, tramite questa ricerca del dato luminoso, che dobbiamo leggere i quadri di Martina Buracchi: non solo nei paesaggi ma anche nelle sue più recenti ed innovative tele dedicate a forti zoomate dei ciottoli di mare o della legna. La volontà di questa artista pare essere una personale ed intima mediazione della luce: restituire un senso luminoso del dato naturale, una rivelazione di un sentimento della luce ed i sui riflessi, siano essi lucidi o opachi. La luce e la gamma da essa derivata fanno parte della più intima ricerca stilistica di questa giovane artista.
Luca Fiorentino
Observation of a Martina Buracchi painting isn’t merely to behold a landscape or to stare at natural world elements. It is an examination of its interpretation through a privileged viewpoint: the artist’s own eyes. Elements therein undergo an inner transformation mediated by the subconscious which is then fed back onto the canvas.
The technical medium of expression itself isn’t randomly chosen either: oil and more seldom acrylic painting create the possibility for iridescence and complex reflection systems suggested to the artist by the elements of the natural order.
Martina Buracchi becomes somewhat of a link between us and and the surrounding natural envi-ronment: a prism-like medium.
Whilst we will actually perceive natural light’s spectrum during the color reflection process which objects normally activate, light would otherwise be completely white to the human eye.
In fact, when it travels through a triangular-shaped prism structure, light separates into the refraction colors revealing the full visible spectrum of the human eye. Martina is just like a prism, through her we can reclaim colors, their luminescence and reflection. Around 1470, the introduction of a power-ful new expression medium was seen in Italy; oil painting. Through Flemish painters, who hadn’t in-vented but mainly rediscovered this technique which had already been in use since classical antiqui-ty, Italian artists adopted a new expression medium which provided them with an impressive enhan-cement of their imitation capabilities of natural elements and lighting effects(Antonello da Messina’s and Piero Della Francesca’s extraordinary paintings being amongst the finest examples).
And this very characteristic, her quest for the aspects of light, is key to comprehending Martina Bu-racchi’s work: not only in the landscape paintings but also in the innovative more recent creative ef-forts revolving around close-up detail of seashore gravel and wood forms.
The artist’s quest appears to be an intimate personal conveyance of light, just the same as late 15th century Italian master painters were on; the re-discovery of natural phenomena through light.
This becomes incorrupt essence in the artist’s eye, pure inner feeling, the search for a state which is of the mind rather than merely physical. Martina Buracchi conveys and reveals to the public a new perceptive feeling of light and its reflections, whether bright or darker- shaded. Light and the spec-trum it generates are part of this young artist’s more intimate stylistic research.
Luca Fiorentino